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"Ma l'uomo è una misura etica". Sarà proprio vero?
http://www.adaptive.it/ph/modpot.htm
by Bruno Caudana
Copyright © 2004

[A proposito di "Ma l'uomo è una misura etica ", intervento di don Leonardo Zega su LA STAMPA del 2 Ottobre 2004].

Se proprio ci si vuole mettere a cavillare su questioni istituzionali, allora vorrei ricordare che in Italia sovrano è il popolo, prima ancora che il parlamento.

Non sono esperto di questioni giuridiche e costituzionali, né mi appassionano, né penso siano di alcun aiuto nel discutere di argomenti come "l'ESSERE dell'embrione" e altre questioni sollevate dalla biologia moderna che mettono in dubbio la possibilità stessa di fare ragionamenti etici fondati. Ma, per quel che vale, in Italia il popolo può eventualmente abrogare una legge fatta dal parlamento mediante referendum.

Detto questo, le ricordo che la vostra dottrina cristiana mi pare prescriva di ignorare la legge degli uomini e seguire la coscienza quando questa contrasta con la legge di Dio. E poi, come si sa, le leggi umane si cambiano a piacere quando si DECIDE di farlo. Questa è la radice della sovranità: DECIDERE sullo "stato di eccezione". Sovrano è chi decide sullo "stato di eccezione" e tale decisione è tendenzialmente arbitraria e di natura teologica, direbbe Carl Schmitt. Inoltre questa disamina sulla sovranità è una condizione LOGICA che sta prima di ogni possibile DECISIONE giuridica.

Quindi non mi sembra interessante nascondersi dietro la foglia di fico delle questioni giuridiche, e preferisco discutere del cuore della questione. Il cuore della questione purtroppo non permette mediazioni o annacquamenti. Perché si tratta di come viene formulato il concetto di VITA, e le due concezioni in campo non possono avvicinarsi senza che una delle due si annulli.

Cerco di dare una descrizione sommaria delle due posizioni che si oppongono.

Da una parte sta la concezione (che etichetterò come ETICISTA-CRISTIANA, anche se non è solo e strettamente tale) secondo cui l'unione di due gameti discrimina in modo assoluto la presenza dall'assenza di VITA UMANA, intesa come una specie di essenza platonica, e secondo cui la presenza di tale essenza rende sacro e indisponibile il portatore di tale essenza, che sia un embrione di, o un bambino di, o un adulto di, o un vecchio di "homo sapiens del 2000", chiamato astrattamente e decontestualizzatamente UOMO. Va detto per inciso che l'unione di due gameti costituisce inizio di VITA UMANA solo per la dottrina cattolica, ma non per quella luterana, né per quella ebraica, né per quella islamica, che pospongono l'inizio della VITA UMANA a stadi successivi di sviluppo dell'embrione e a stadi diversi a seconda che a stabilirlo siano luterani, ebrei o islamici. Tale concezione invece NON ritiene sacro e indisponibile un gamete di, una cellula di, o un organo di "homo sapiens del 2000", ma torna a considerare illecito, ad esempio, produrre un clone mediante clonazione da cellula somatica (stile pecora Dolly), sia per fini terapeutici sia per fini riproduttivi. Della VERITÀ che l'essenza platonica VITA UMANA irrompa nel meccanismo biologico al momento dell'unione di due gameti, e della VERITÀ del concetto che un ente biologico dotato di quella essenza sia indisponibile, si fa garante la RIVELAZIONE di Dio agli uomini (o la RAGIONE, resa da Kant termine assoluto). Questa RIVELAZIONE (RAGIONE) produce (fonda) un'ETICA NORMATIVA alla quale la ricerca scientifica deve sottomettersi. L'eventuale prodotto della ricerca scientifica è uno strumento al servizio della volontà di Dio rivelata agli uomini (o della RAGIONE), e l'ETICA, considerata un affidabile e univoco modo di ragionare, è guida di tale strumento.

Dall'altra parte sta una concezione (che etichetterò sommariamente come BIOLOGISTA) che non ha alcuna delle certezze che la concezione ETICISTA-CRISTIANA presenta come VERITÀ incontrovertibili. A cominciare non tanto dal chiedersi se un embrione sia o no un ESSERE UMANO, ma dal chiedersi se e in che modo sia possibile parlare di qualcosa come del concetto stesso di ESSERE UMANO, nei termini astratti che la concezione ETICISTA-CRISTIANA pretende di saper fare. La concezione BIOLOGISTA inoltre ritiene di poter discutere e dubitare della fondatezza e della affidabilità dei ragionamenti etici. In difetto delle certezze che caratterizzano la concezione ETICISTA-CRISTIANA, la concezione BIOLOGISTA rimette la questione alla discussione, e, in presenza di azioni da intraprendere o non intraprendere, rimette la decisione all'esercizio della sovranità degli individui in causa spinti dalle loro VOLONTÀ e immersi in un ambiente irrimediabilemnte pieno di condizioni conflittuali mortali.

Credo che il senso di quanto detto dal prof. Rusconi fosse proprio che le conoscenze sviluppate dalla biologia moderna portano a rifarsi la domanda se davvero siamo in grado di saper dire cosa sia un ESSERE UMANO in senso universale, se davvero siamo in grado di saper dire quale sia il suo FINE astratto e universale o se ne abbia davvero uno così generale, ed eventualmente se questo FINE sia conoscibile. In questo senso Kant poteva forse ancora sperare di fondare la sua etica sul postulato che lei schematizza come quello che assume "l'uomo fine e non mezzo, misura etica di tutte le cose", e pensare che la sua ETICA avesse rilevanza per indicare il COMPORTAMENTO BUONO con VERITÀ. Ma ora la cosa è molto più complicata e incerta, proprio a seguito di quanto la biologia ci sta dicendo da Darwin in poi.

Al di là dell'interpretazione del pensiero del prof. Rusconi, che non mi permetto di fare, quelle domande tormentano la biologia moderna a partire da Darwin. Occorre ricordare che proprio l'abbadono di alcuni postulati biblico-greco-cristiano-islamici ha permesso di formulare la biologia moderna. Sono i postulati secondo cui:

  1. La complessità degli organismi biologici richiede l'esistenza di un ente creatore più complesso e perfetto degli stessi organismi, e quindi dotato di una RAGIONE perfettissima di cui quella degli uomini è un riflesso imperfetto.
  2. Gli organismi viventi sono creati già suddivisi in specie fisse in virtù della loro NATURA (dove NATURA ha il senso Aristotelico di "SOSTANZA delle cose che hanno il principio del movimento in se stesse").
  3. Gli organismi viventi hanno un FINE che trascende il loro esistere; cioè il loro modo d'essere tende ad un FINE proprio, in virtù e secondo la specificità della loro NATURA (sempre nella generalizzante accezione Aristotelica menzionata sopra).

L'abbandono proprio di quei postulati biblico-greco-cristiano-islamici, che stanno alla base della posizione ETICISTA-CRISTIANA come definita sopra, ha permesso di formulare una biologia che consente di spiegare in modo unitario le seguenti cose che nessuna biologia precedente aveva mai neppure lontanamente intravvisto:

  1. COME gli organismi biologici funzionano (tanto che manipolazioni/esperimenti eseguiti in conformità ai criteri della biologia moderna funzionano in modo compatibile con la teoria che, a sua volta, man mano si arricchisce di dettagli).
  2. CHE la complessità degli organismi biologici si produce in virtù di un meccanismo fisico ricorsivo più semplice della loro complessità. Cioè un meccanismo ciclico continuo per cui i discendendi ereditano caratteristiche dei propri ascendenti con variazioni casuali. La selezione naturale, acefala e non diretta verso alcunché, provvede a favorire/sfavorire questi discendenti in modo differenziale durante la riproduzione, in funzione del casuale ambiente in cui si trovano ad essere immersi di volta in volta. Questo processo produce complessità e biodiversità che si adatta all'ambiente a partire da antenati comuni.
  3. CHE gli organismi biologici sono tutti imparentati tra loro se li si analizza lungo il processo evolutivo.

Incidentalmente, l'abbandono di quei postulati biblico-greco-cristiano-islamici è anche distruttivo per la possibilità stessa di formulare ragionamenti etici di validità generale e svincolati dalle VOLIZIONI soggettive, tendenzialmente arbitrarie ed eventualmente conflittuali, degli individui (o di loro gruppi che si coalizzano e si disfano all'occorrenza), come ho cercato di argomentare nel corso della discussione che abbiamo fatto durante lo scorso luglio [http://www.adaptive.it/ph/fa.htm ]. Esso è distruttivo anche per l'approccio tentato dall'umanesimo Kantiano.

Come corollario all'abbandono di quei postulati e alll'adozione di una prospettiva BIOLOGISTA, si ha che la definizione di cosa sia un ESSERE UMANO può essere solo frutto di un processo (storicamente, culturalmente, soggettivamente e contestualmente variabile) di riconoscimento e accettazione dei nuovi individui fatto da un gruppo di individui preesistenti, e non una caratteristica universale a priori frutto di una ipotetica NATURA UMANA universale e astratta.

La provocatoria domanda del prof. Tullio Regge su come si distribuisca l'anima nei gemelli omozigoti è indicativa della difficoltà della posizione ETICISTA-CRISTIANA nel potersi conciliare con la razionalità di matrice Galileiana. Perciò la razionalità che lei attribuisce alla posizione ETICISTA-CRISTIANA è tale solo se si accetta come RAZIONALE quel filone di pensiero che si rifà a Tommaso d'Aquino, e si nega implicitamente razionalità a quel filone di pensiero che assume l'OSSERVAZIONE dei fenomeni come criterio per accettare o rivedere una formulazione teorica, cioè all'approccio Galileiano.

Ovviamente ciascuno può fare migliaia di casi pietosi che mostrano la crudeltà o la bontà di una posizione e dell'altra. Non mi interessa recitare quel rosario di esercizi retorici. Nessun rosario di buone intenzioni può portare o togliere argomenti all'analisi che ho fatto: se vale Darwin, la pretesa di avere una qualsiasi etica normativa fondata (come pretende di avere la posizione ETICISTA-CRISTIANA) è vuota. Si può fare dell'ETOLOGIA a posteriori ma non più dell'ETICA NORMATIVA astratta e generale a priori, come ancora sperava di poter fare Kant. Se vale Darwin, si naviga a vista, sul piano dell'etica.

Come si possa organizzare una convivenza delle due concezioni che ho discusso senza mortificazione e annichilimento reciproco dell'altra non so. Non credo sia onestamente possibile.

Saluti.
--
Bruno CAUDANA
b.caudana@ieee.org


----- Original Message -----
From: Club3
To: b.caudana@ieee.org
Sent: Monday, October 04, 2004 11:20 AM
Subject: risposta a Vostra mail del 3 ottobre u.s. indirizzata a don Leonardo Zega

Gentilissimo signor Caudana,

ognuno è libero di avere le sue opinioni: Lei le Sue, io le mie, che ho esposto con serenità e, spero, con chiarezza, senza pretendere "conversioni". Resta la domanda: ma l'uomo è SOLO una realtà biologica?

Distinti saluti

Leonardo Zega


----- Original Message -----
From: b.caudana@ieee.org Club3
To: Club3
Sent: Thu, 7 Oct 2004 17:05 AM
Subject: RE: risposta a Vostra mail del 3 ottobre u.s. indirizzata a don Leonardo Zega

>>>> ognuno è libero di avere le sue opinioni

Concordo. Anzi, averle diverse è occasione per discutere e affinare il proprio pensiero.

>>>> ma l'uomo è SOLO una realtà biologica?

Ovviamente io sono convito di sì, in virtù delle argomentazioni che ho svolto e del ragionamento che segue sotto. Pensavo si capisse da quanto ho scritto. A me non spiace di essere SOLO una macchina biologica, che pure un giorno o l'altro si romperà senza rimedio.

Il termine REALTÀ è vago e ambiguo. Provo a circoscriverne il senso utile a questa discussione. Quando mi chiede se "l'uomo è solo una realtà biologica", cioè solo fisica, penso lei alluda al fatto che potrebbe averne anche un'altra che conveniamo qui di chiamare metafisica.

In generale, mi viene da dire che se posso esperire una realtà in modo non soggettivo e i risultati di questa esperienza producono effetti comparabili su soggetti diversi, essa rientra nel dominio della fisica. Se non è così, allora di tale realtà metafisica ciascuno può dirne quello che vuole, ma di essa non si possono dare procedure di rilevamento che altri possono applicare. Della luce posso dire che si propaga con una certa velocità perché definisco concetti e procedure di operazioni per misurarne la velocità che chiunque può ripercorrere. Ho qualcosa che si può osservare. In questo senso convengo di dire che "il propagarsi della luce con una certa velocità" è una realtà fisica. Dire invece, ad esempio, che "l'uomo ha un'anima immortale" non è una realtà con questi criteri. Posso dire che gli uomini hanno questa realtà metafisica come dire che non hanno questa realtà, perché non ho procedure per osservarla in modo intersoggettivo.

Voglio fare un esempio più circostanziato che ha una influenza diretta sulla formulazione dei ragionamenti etici e ne circoscrive l'affidabilità. L'esempio verte sul concetto di LICEITÀ, che, se avesse realtà, potrebbe produrre un diritto fondato sulla VERITÀ anziché sulla formalizzazione dei desideri. Definisco incarnazione della LICEITÀ, l'individuazione di un sottoinsieme lecito dei comportamenti fisicamente possibili. Cioè intendo, per ipotesi, che non tutti i comportamenti fisicamente possibili sono leciti. Dire che "non tutto ciò che è fisicamente possibile è lecito" o è un vuoto giro di parole, o è un VOLER far valere quella limitazione per i motivi più disparati, o PRESUPPONE la "realtà" di quella limitazione senza che essa sia fisicamente esperibile, cioè presuppone che la LICEITÀ abbia realtà metafisica. Non mi pare che ci siano altre possibilità interessanti. Ma se quella limitazione ha realtà metafisica, per definizione non la posso esperire intersoggettivamente nel senso detto sopra, altrimenti ricadrebbe nel dominio delle limitazioni fisiche. Quindi ciascuno può dirne quello che VUOLE, e cioè, a tutti gli effetti esperibili, equivale a un VOLER far valere quella limitazione per qualsivoglia motivo. Ne risulta indistinguibile. Questo fa ricadere la applicazione della limitazione di liceità sotto l'esercizio della sovranità. Dipende da una DECISIONE tendenzialmente arbitraria. Passare dal VOLERE che un concetto metafisico sia una realtà, al farne una realtà percepibile richiede un "deus ex machina" come la vostra RIVELAZIONE. Tommaso d'Aquino era un fine pensatore. Per questo ha sistemato la cosa in quel modo. Solo che la razionalità che ne deriva è minata alla radice da un atto arbitrario che non si presta né a ragionamento né ad osservazione.

Questo macchinoso ragionamento sarebbe formulabile con un motto di sorprendente efficacia: "tutto ciò che è fisicamente possibile può essere fatto se lo si SA e lo si VUOLE fare", se voi cristiani di dottrina (e con voi molti laici) non vi arrovellaste in ragionamenti fumosi, introducendo realtà fantasmatiche. Tale motto ha pure il non banale pregio di essere compatibile con ciò che vediamo accadere e indica chiaramente quale affidabilità attribuire ai ragionamenti etici. Semplifica e chiarisce.

Confesso che questo ragionare di realtà metafisiche mi lascia molto scettico.

La cosa che più mi convince di essere SOLO una realtà biologica, è che se postulo di essere SOLO una macchina biologica, con un reticolo di neuroni connessi a sensori di segnali fisici e ad attuatori, con un sistema immunitario, ecc., e frutto di un meccanismo evolutivo darwiniano, che è un meccanismo semplice e comprensibile (meccanico, la cui modellazione computazionale tende a mostrare il prodursi di biodiversità complessa a partire da casualità combinata con elementi iniziali omogenei, ecc.), allora tutto ciò che osservo diventa abbastanza ben comprensibile. Molto più comprensibile che se postulo entità metafisiche, come quelle che servono, ad esempio, per poter generalizzare da un insieme di "esemplari di uomini diversi" alla metafisica "essenza generale UOMO" che dovrebbe irrompere in qualche punto della storia di ciascun esemplare di "uomo realtà biologica", istituendo un dualismo misterioso e, per me, incomprensibile.

Mi sembra che se postulo di essere SOLO una macchina biologica, allora la differenza tra ciò che concettualizzo (il modello di ciò che mi sta intorno che il mio cervello computa) e l'osservazione (i segnali dei fenomeni che arrivano ai sensori del mio corpo e di lì al cervello che li filtra) tende a ridursi. Nell'altro caso invece mi sembra che tende ad aumentare. Questo può sembrarle un criterio insoddisfacente, ma io trovo che sia forse l'unico criterio di razionalità comprensibile che permette una comunicazione tra soggetti relativamente simili. E visto che mi pareva di aver capito che lei attribuisse razionalità alla dottrina cattolica in materia, non mi pareva irrilevante per la discussione far notare che la base stessa su cui poggia l'edificio razionale di quella dottrina, e cioè la definizione astratta e generale di UOMO, incontra forti difficoltà proprio ad opera del pensiero biologico moderno.

Neanch'io voglio convertire nessuno, ma a me sembra che la dottrina del Cristianesimo Razionale abbia qualche tarlo in più rispetto al corpo dei concetti biologici. E mi pare che non abbia ancora fatto per niente i conti con la prospettiva Galileiana, ma l'abbia solo cacciata sotto il tappeto. Se però a voi va bene, io non ho niente da dire. Il problema sorge solo su questioni pratiche di convivenza, come la questione della legge sulla fecondazione assistita. Anche se, come ho già detto, non trovo che quella legge, o un'altra, o l'assenza di legge, abbia conseguenze pratiche di gran rilievo. Serve a fare divertenti discussioni, però.

Mi spiace di dilungarmi sempre molto, ma ogni volta ho la sensazione di avere difficoltà a spiegarmi con chi ha fatto percorsi intellettuali molto diversi dal mio.

Saluti.
--
Bruno CAUDANA
b.caudana@ieee.org 
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http://www.adaptive.it/ph/fa.htm 


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